La difesa europea: prossime tappe
"In materia di sicurezza e difesa dell'UE, stiamo lavorando per fare di più e in modo più rapido ed efficiente."
Il 6 maggio i ministri della Difesa dell'UE hanno discusso delle prossime tappe per rafforzare il ruolo dell'UE quale attore globale in materia di sicurezza. In questo blog ho già trattato delle operazioni e missioni dell'UE, delle varie iniziative di difesa, tra cui la "bussola strategica" (Strategic Compass), destinate a guidare le nostre azioni future e rafforzare le nostre capacità e il nostro impatto, nonché dei partenariati con la NATO, le Nazioni Unite e altri attori (link qui e qui). Ieri ho presentato ai ministri una serie di proposte molto concrete per rendere più efficace l'impegno operativo dell'UE, anche sulla base delle idee avanzate dagli stessi Stati membri. Tali proposte si articolano in tre grandi linee d'azione:
"Dobbiamo garantire che le nostre missioni e operazioni PSDC dispongano del personale e dei mezzi necessari per conseguirne gli obiettivi."
In primo luogo, l'Unione europea deve essere più rapida nel prendere decisioni, assicurando che le sue missioni e operazioni dispongano dei mezzi necessari per fare la differenza sul campo. Dobbiamo garantire che le missioni e operazioni PSDC dispongano del personale necessario per conseguirne gli obiettivi. Insieme ai ministri della Difesa ho discusso di vari incentivi che potrebbero aiutare gli Stati membri a contribuire maggiormente alle missioni e operazioni dell'UE.
In ultima analisi, si tratta anche di ripartire gli oneri. Per questo ho insistito sull'importanza di sviluppare modalità e obiettivi misurabili in grado di stimolare questa ripartizione degli oneri. Si tratta ovviamente di un tema delicato che richiederà ulteriori discussioni, ma sono convinto che occorra una maggiore solidarietà tra gli Stati membri in molti settori strategici dell'UE, tra cui le missioni e operazioni PSDC. Dopo tutto, queste missioni e operazioni non solo contribuiscono a costruire pace e stabilità all'estero, ma rafforzano anche la sicurezza dell'UE e dei suoi cittadini. Se i cittadini europei ne traggono beneficio, è ragionevole che tutti contribuiscano in modo equilibrato.
In secondo luogo, abbiamo bisogno di maggiore flessibilità. Un buon esempio è il lavoro che svolgiamo sulle cosiddette "presenze marittime coordinate", nel cui quadro gli Stati membri dell'UE si scambiano informazioni raccolte dai mezzi navali nazionali. Il nostro attuale progetto pilota nel Golfo di Guinea potrebbe essere ampliato e lo stesso concetto utilizzato ad esempio nella regione indo-pacifica.
Spesso le operazioni militari si svolgono in formati ad hoc, al di fuori dei quadri multinazionali, come ad esempio la task force Takuba nel Sahel o l'operazione Agenor nello stretto di Hormuz. Nel breve termine, potremmo rafforzare il coordinamento e la cooperazione tra le nostre missioni e operazioni PSDC e tali coalizioni europee ad hoc. Tutti trarrebbero vantaggio dalla condivisione del supporto logistico e medico, dall'organizzazione di esercitazioni comuni e dalla condivisione di informazioni. Più in generale, dovremmo trarre insegnamento dal successo di questi sforzi e consentire a gruppi più piccoli di Stati membri di condurre missioni e operazioni sotto l'egida dell'UE.
In terzo luogo, dobbiamo essere pronti a dispiegare più rapidamente le nostre missioni e operazioni in varie parti del mondo. A questo scopo occorre disporre, ove necessario, di personale formato e attrezzato, nonché di capacità di pianificazione e di strutture di comando e controllo più solide a livello dell'UE.
"Abbiamo discusso anche dell'idea di una 'forza di primo intervento' dell'UE che potrebbe essere dispiegata rapidamente nella fase iniziale di una crisi."
Insieme ai ministri della Difesa abbiamo esaminato i modi in cui i lavori sulla bussola strategica potrebbero fornire orientamenti per il tipo di crisi che le forze armate devono prepararsi ad affrontare. Ad esempio, impedire il rovesciamento ostile di un governo legittimo o reagire quando è messa a repentaglio la sicurezza delle rotte marittime. Abbiamo anche discusso dell'idea di una "forza di primo intervento" dell'UE che potrebbe essere dispiegata rapidamente nella fase iniziale di una crisi. Tale forza sarebbe composta da circa 5 000 militari (forze terrestri affiancate, se necessario, da contingenti aerei e marittimi). Il nucleo di tale forza potrebbe essere il gruppo tattico dell'UE, ossia un contingente a rotazione di 2 500 unità a disposizione dell'UE ogni sei mesi.
Non si tratta di concetti astratti, ma di proposte molto concrete che possono avere un impatto sul terreno in situazioni di crisi. Nella fase attuale si tratta ovviamente solo di idee, e non sottovaluto le difficoltà nel metterle in pratica, ma credo che sia giunto il momento di mettere tutte le idee sul tavolo e di discuterle. Se vogliamo fare la differenza e innalzare il livello di ambizione dell'UE in quanto garante della sicurezza, non dovremmo avere timore di discutere queste idee. In ultima istanza, spetterà naturalmente agli Stati membri decidere fin dove vogliamo spingere la nostra ambizione.
Questi filoni di lavoro sono strettamente correlati anche ad altre dimensioni della bussola strategica (capacità, resilienza e partenariati) i cui dettagli saranno discussi dai ministri nelle prossime settimane.
Mentre proseguiamo queste discussioni lungimiranti stiamo compiendo importanti progressi anche su altri fronti:
Ho informato i ministri della Difesa sul seguito dato alla richiesta di assistenza rivolta all'UE dal Mozambico per contribuire ad affrontare la crisi della sicurezza e la minaccia terroristica a Cabo Delgado. Sono in corso i lavori su un'eventuale missione di formazione dell'UE, che spero sarà avviata quanto prima.
I ministri hanno inoltre adottato tre decisioni del Consiglio che consentiranno agli Stati Uniti, al Canada e alla Norvegia - tre partner chiave dell'UE e alleati NATO - di partecipare al progetto PESCO sulla mobilità militare, apportando al progetto preziose competenze e migliori pratiche in materia di movimenti militari. È la prima volta che il Consiglio decide di consentire la partecipazione di Stati terzi a un progetto PESCO, secondo le condizioni generali e le relative procedure stabilite lo scorso novembre. Tale partecipazione contribuirà a rafforzare la cooperazione UE-NATO nel settore della mobilità militare.
Nel corso di una sessione informale abbiamo discusso della nostra cooperazione con la NATO, alla presenza del Segretario generale di quest'ultima. Oltre a fare il punto sui teatri di interesse comune, come i Balcani occidentali, l'Iraq o il Mediterraneo centrale, abbiamo proceduto a uno scambio di opinioni sulla situazione in Afghanistan e convenuto di continuare a coordinarci su tali questioni.
"I ministri hanno discusso del futuro del SatCen e del suo livello di ambizione, in un momento in cui l'importanza delle immagini geospaziali nella nostra politica di sicurezza e di difesa è in rapida crescita."
Da ultimo, ma non meno importante, oggi ho anche presieduto la riunione del consiglio di amministrazione del Centro satellitare dell'UE (SatCen), la prima a livello ministeriale a quasi 30 anni dalla creazione del Centro. L'obiettivo era di consentire ai ministri di discutere del futuro del SATCEN e del suo livello di ambizione, in un momento in cui l'importanza delle immagini geospaziali nella nostra politica di sicurezza e di difesa è in rapida crescita.
Semmai, la pandemia ha dimostrato il crescente valore dell'intelligence geospaziale. Mentre molti settori erano soggetti a restrizioni alla mobilità e un numero significativo di operazioni terrestri era stato interrotto, i satelliti sono rimasti in orbita, fornendo informazioni essenziali (ad esempio per il monitoraggio dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi nei confronti della Libia) e contribuendo a contrastare il contrabbando di petrolio greggio e il traffico di migranti.
Le discussioni odierne hanno rafforzato la mia convinzione che stiamo compiendo buoni progressi nel rafforzamento della capacità dell'UE di affrontare tutte le sfide cui fa fronte in materia di sicurezza, ma anche che dobbiamo fare di più. La bussola strategica offre l'opportunità di definire ciò che intendiamo realizzare in quanto attore della sicurezza e della difesa nei prossimi 5-10 anni. Dobbiamo essere realistici e concreti, ma allo stesso tempo non avere paura di essere ambiziosi. La realtà è che dobbiamo prepararci a un mondo in cui emergono nuove minacce, minacce che possiamo affrontare solo insieme.
https://twitter.com/JosepBorrellF/status/1390422318602756102
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