Il futuro della difesa europea
"Per contrastare il deterioramento delle condizioni di sicurezza, dobbiamo fornire risposte europee e assumere una maggiore responsabilità per la nostra sicurezza."
In occasione dell'ultimo Consiglio dell'Unione europea di venerdì 26 febbraio, i leader dell'UE hanno tenuto, per la prima volta dal 2018, una discussione approfondita sui modi per sviluppare il ruolo dell'UE in materia di sicurezza e difesa. Considerata la nostra stretta collaborazione con la NATO, è stato positivo che anche il segretario generale Jens Stoltenberg ci abbia fornito il suo punto di vista.
La discussione tra i leader dell'UE si è svolta in un contesto di deterioramento delle condizioni di sicurezza e di una nuova dinamica nelle relazioni transatlantiche, due aspetti che ci impongono di fare di più per costruire un'UE forte e capace nel settore della sicurezza e della difesa. Ne abbiamo bisogno per noi stessi in quanto europei, ma anche in quanto investimento in una migliore cooperazione transatlantica.
"Dobbiamo rafforzare la nostra capacità collettiva di proteggere i nostri interessi in materia di sicurezza, disponendo degli strumenti giusti e della volontà di utilizzarli."
La richiesta dei cittadini dell'UE è chiara: lo scorso anno il 77 % degli europei appoggiava gli sforzi volti a elaborare una politica comune dell'UE in materia di sicurezza e difesa. Dare risposta a questa richiesta è compito di tutti noi, e in particolare mio, in quanto alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Questo significa rafforzare la nostra capacità collettiva di proteggere i nostri interessi in materia di sicurezza, disponendo degli strumenti giusti e della volontà di utilizzarli.
Attualmente si stanno seguendo varie piste per l'azione in materia di difesa dell'UE. Negli ultimi mesi siamo stati molto attivi sul campo nonostante la pandemia: abbiamo avviato una nuova operazione navale IRINI nel Mediterraneo, ampliato la portata dell'operazione ATALANTA al largo delle coste del Corno d'Africa, rafforzato la nostra presenza nella regione del Sahel e avviato un caso pilota relativo al nuovo concetto delle presenze marittime coordinate nel Golfo di Guinea.
Più in generale, ho già illustrato le misure che stiamo adottando per acquisire capacità di difesa meglio utilizzabili. Analogamente, ho sottolineato spesso la necessità di diffondere fra gli europei una cultura strategica comune: se non condividiamo la stessa prospettiva sulla natura delle minacce e delle sfide, non saremo d'accordo sui modi per affrontarle.
La bussola strategica: una risposta collettiva a un nuovo contesto strategico.
È dunque essenziale stabilire insieme i nostri obiettivi e le nostre ambizioni per i prossimi cinque-dieci anni, di che strumenti abbiamo bisogno per raggiungerli e in che modo intendiamo collegare i mezzi ai fini. Questa è la logica alla base dei lavori sulla bussola strategica. Sono stato lieto di presentare lo stato di avanzamento dei lavori ai leader dell'UE e di ricevere i loro orientamenti in proposito.
Il punto di partenza di questo processo è stato l'analisi della minaccia presentata lo scorso novembre. Questa analisi della minaccia a livello dell'UE, la prima in assoluto, è stata preparata grazie ai contributi dei servizi di intelligence di tutta l'Unione. Traccia un quadro inquietante delle sfide che ci attendono in materia di sicurezza e difesa, segnatamente l'aumento della concorrenza geopolitica e della pressione sul sistema multilaterale, la destabilizzazione del nostro ambiente regionale e le minacce ibride e transnazionali sempre più sofisticate di cui l'UE è il bersaglio diretto.
In questo contesto, ritengo che sia necessario fornire risposte europee e assumere una maggiore responsabilità per la nostra sicurezza. Il nostro motto è e resta: agire con i partner ogniqualvolta sia possibile e in modo autonomo ove necessario.
Le quattro dimensioni della bussola strategica
La bussola strategica dovrebbe fissare obiettivi chiari e ambiziosi in quattro dimensioni interconnesse.
In primo luogo, dobbiamo rafforzare al massimo l'efficacia del nostro impegno costante.
Attualmente disponiamo di 17 missioni e operazioni in tutto il mondo, che vedono dispiegati quasi 5 000 donne e uomini e che necessitano di una maggiore efficienza nella pianificazione e nel comando dell'UE, nonché di mandati flessibili e solidi. È quanto abbiamo fatto di recente con EUTM Mali (aggiungendo nuove attività nel Mali centrale, in Niger e in Burkina Faso) e con l'operazione Atalanta (per contrastare la pirateria ma anche il traffico di droga e di armi). Anche il nuovo strumento europeo per la pace, con una dotazione di 5 miliardi di EUR su sette anni, rappresenta una svolta, poiché ci consentirà di non limitarci alla formazione delle forze armate dei nostri partner, ma anche di fornire loro attrezzature.
Dobbiamo assolutamente migliorare la costituzione della forza, vale a dire disporre delle truppe e delle attrezzature degli Stati membri necessarie per conseguire gli obiettivi delle missioni che ci hanno affidato. Come ho sottolineato in varie occasioni, troppo spesso ci mancano i mezzi per compiere il nostro lavoro. Ritengo anche che dobbiamo essere pronti ad assumere nuovi impegni operativi. Ne è una dimostrazione il caso della Libia dove, grazie al cessate il fuoco e alle nuove autorità provvisorie, stiamo entrando in una nuova fase. Il contributo dell'operazione Irini all'embargo sulle armi è quanto mai fondamentale e per questo non possiamo permetterci un divario di capacità. Più in generale, dobbiamo prepararci meglio a far fronte a crisi future. Sappiamo che esiste un rischio reale di instabilità persistente in varie regioni, con ripercussioni dirette sulla nostra sicurezza.
In secondo luogo, dovremmo rafforzare la nostra resilienza per prevenire minacce e sfide alla sicurezza in continua evoluzione e darvi risposta.
Dobbiamo garantire un accesso sicuro ai beni comuni mondiali, in particolare il ciberspazio, l'alto mare e lo spazio. Ad esempio, assistiamo a una crescente richiesta che l'UE ampli il suo ruolo in quanto garante della sicurezza marittima. Dovremmo basarci sulle nostre operazioni navali e sull'iniziativa avviata di recente nel Golfo di Guinea. Dovremmo inoltre migliorare il collegamento tra difesa e "spazio" e portare avanti l'attuazione della strategia dell'UE per la cibersicurezza.
In terzo luogo, abbiamo bisogno delle capacità civili e militari necessarie.
L'ulteriore rafforzamento della cooperazione europea in materia di difesa rimane l'unico modo per rendere il nostro settore della difesa più efficiente e la nostra industria più competitiva. Negli ultimi anni abbiamo realizzato progressi soddisfacenti, in particolare attraverso la cooperazione strutturata permanente (PESCO). Tuttavia, sono necessari maggiori sforzi per essere più orientati ai risultati, concentrandoci sui progetti operativi. Con la revisione strategica della PESCO dello scorso anno abbiamo individuato 26 progetti su 46 che produrranno risultati concreti entro il 2025, in ambiti quali la ciberdifesa, il supporto medico e i sistemi di armamento avanzati. A tali sforzi contribuiranno gli incentivi finanziari resi disponibili a titolo del Fondo europeo per la difesa, per un importo di 8 miliardi di EUR nei prossimi sette anni. Parallelamente, dobbiamo continuare a promuovere la sovranità tecnologica e l'innovazione tecnologica. Determinante in tale prospettiva sarà la tabella di marcia tecnologica richiesta dai leader dell'UE per promuovere l'innovazione e ridurre le nostre dipendenze strategiche per quanto riguarda le tecnologie critiche.
In quarto luogo, dovremmo intensificare la cooperazione con i partner a livello bilaterale e con le organizzazioni internazionali, a cominciare dalla NATO.
Un'alleanza forte richiede partner forti su entrambe le sponde dell'Atlantico. La presenza del segretario generale della NATO Stoltenberg al tavolo dei leader dell'UE è stata la dimostrazione del nostro stretto partenariato. Possiamo e dovremmo fare di più per rafforzare la cooperazione tra le due organizzazioni, in ambiti quali la mobilità militare, la lotta contro le minacce ibride, i cambiamenti climatici, la sicurezza e le tecnologie emergenti.
Un'UE più forte nel settore della difesa, con Stati membri più capaci, rappresenterà un vantaggio anche per l'Alleanza e contribuirà a una migliore ripartizione degli oneri a livello transatlantico. Secondo l'ultima relazione sui dati in materia di difesa per il 2019 pubblicata dall'Agenzia europea per la difesa (AED), la spesa totale per la difesa dei 26 Stati membri dell'AED è stata di 186 miliardi di EUR, segnando il quinto anno consecutivo di crescita e un aumento del 5 % rispetto al 2018.
I nostri lavori sulla bussola strategica procederanno in parallelo con la revisione strategica della NATO e pertanto cerchiamo delle sinergie e una cooperazione nell'ambito di questi sforzi. Parallelamente, intendiamo rafforzare il partenariato con le Nazioni Unite, gli attori regionali e i paesi terzi. Con l'insediamento della nuova amministrazione statunitense abbiamo ora l'opportunità di rilanciare il partenariato strategico UE-USA, in particolare nel settore della sicurezza e della difesa. Nel corso della discussione di lunedì scorso tra i ministri degli Esteri dell'UE e il segretario di Stato USA Tony Blinken abbiamo concordato di stabilire una collaborazione molto stretta, a livello bilaterale, sia tra l'UE e gli Stati Uniti che tra l'UE e la NATO.
Mantenere lo slancio in materia di sicurezza e difesa dell'UE.
Alla luce degli orientamenti forniti dai leader dell'UE, i prossimi mesi saranno dedicati alle discussioni con gli Stati membri, che stanno guidando il processo. Da parte mia, il servizio europeo per l'azione esterna, compreso lo stato maggiore dell'UE, continuerà a portare avanti i lavori in stretta collaborazione con la Commissione e l'Agenzia europea per la difesa.
"La bussola strategica deve essere fondata su obiettivi concreti e attuabili, avere calendari precisi e utilizzare appieno l'intero pacchetto di strumenti dell'UE."
Per essere significativa, la bussola strategica deve essere fondata su obiettivi concreti e attuabili, avere calendari precisi e utilizzare appieno l'intero pacchetto di strumenti dell'UE. Questa dovrebbe essere la sostanza del primo progetto della bussola strategica che intendo presentare entro novembre di quest'anno in vista dell'adozione entro marzo 2022. Abbiamo bisogno di un documento che sia al tempo stesso ambizioso e concreto e che faccia realmente la differenza per la sicurezza dell'Europa. Dovremmo inoltre essere pronti a passare dalla fase di riflessione e analisi ad azioni concrete quando e dove necessario.
Altri post dal blog di Josep Borrell, alto rappresentante dell'UE
MORE FROM THE BLOG
"Una finestra sul mondo"- Blog dell'AR/VP Josep Borrell
Blog di Josep Borrell sulle sue attività e la politica estera europea. Contiene anche interviste, op-eds, una selezione di discorsi e video.