Il consiglio di associazione UE-Israele ha discusso del difficile cammino verso la pace nella regione
"Soltanto le parti in causa possono negoziare la pace, ma altri attori importanti, compresa l'UE, possono dare una mano."
Dopo tanti anni, c'è stato molto da discutere su svariate questioni della nostra agenda comune. Purtroppo il primo ministro Lapid, che attualmente è anche ministro degli Esteri, non ha potuto partecipare al consiglio di persona, ma abbiamo avuto uno scambio in videoconferenza prima dell'evento, come anche con la delegazione israeliana guidata da Elazar Stern, ministro dell'Intelligence che era presente a Bruxelles per la riunione.
Sotto molteplici punti di vista, l'UE e Israele sono molto vicini. L'UE è il maggiore partner commerciale di Israele, con cui cooperiamo in un'ampia gamma di settori, più che con qualsiasi altro paese della regione. Israele vanta risultati eccellenti nel quadro del nostro programma di ricerca Orizzonte. È un paese pioniere, ad esempio, delle idrotecnologie e delle pratiche agricole nei climi caldi, aspetti molto interessanti per noi. Nel settore dell'energia abbiamo firmato di recente un accordo trilaterale con l'Egitto che consentirà al gas israeliano di raggiungere l'UE.
Inoltre, si registrano intensi contatti interpersonali tra l'UE e Israele. Molti israeliani vivono in Europa e molti cittadini europei vivono in Israele. L'UE ha adottato una strategia di ampio respiro per combattere l'antisemitismo, che è una priorità fondamentale per l'UE e per Israele. Condividiamo anche forti preoccupazioni — di cui abbiamo discusso — sul terrorismo e sulla stabilità regionale in Medio Oriente. Nel complesso, le relazioni bilaterali UE-Israele sono solide e molto costruttive. Siamo pronti a riprendere tutte le riunioni con Israele, anche su questioni politiche e riguardanti i diritti umani.
La riunione del consiglio di associazione ci ha fornito ovviamente anche l'occasione per discutere di questioni su cui non siamo d'accordo. Prima della riunione, in un documento di sintesi comune, tutti i 27 Stati membri dell'UE hanno definito le loro priorità riguardo alle relazioni e alle questioni su cui abbiamo divergenze con Israele. Il punto principale riguarda la continua assenza di progressi verso una soluzione del conflitto israelo-palestinese.
Negli ultimi 30 anni, migliaia di persone sono morte inutilmente a causa di questo conflitto. Milioni di palestinesi continuano a vivere sotto occupazione, in territori sempre più ridotti e con la soluzione dei due Stati che si fa sempre meno praticabile. Altri milioni di palestinesi sono ancora rifugiati. Nel frattempo, milioni di israeliani vivono nel timore di un attacco terroristico generato dal conflitto, che negli ultimi decenni ha mietuto numerose vittime.
Il conflitto va avanti per molte ragioni, tra cui il terrorismo e l'instabilità regionale. Dobbiamo procedere a un'analisi onesta delle cause profonde e chiediamo a tutti di fare la loro parte per affrontarle. Il perdurare del conflitto è senza dubbio pericoloso per tutti: significa prolungare le sofferenze e l'insicurezza per le persone di ambo le parti. Ciò a sua volta minaccia la stabilità a lungo termine di Israele e, secondo molti, la sua reputazione internazionale. In quanto amici e partner di Israele dobbiamo affrontare questo aspetto, che per me è stato uno dei motivi chiave alla base dell'organizzazione di questa riunione ufficiale dopo tanti anni.
Attraverso il consiglio di associazione, l'UE ha espresso le proprie opinioni e ha ascoltato quelle di Israele su una serie di questioni difficili, tra cui la chiusura di Gaza e le sofferenze dei suoi 2,3 milioni di abitanti stimati; la costruzione ininterrotta di nuovi insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est; la continua violenza dei coloni senza assunzione di responsabilità; l'espulsione di numerosi palestinesi "da una zona di tiro israeliana"; il numero di vittime, in particolare bambini; la demolizione di strutture umanitarie finanziate dall'UE; le detenzioni amministrative; l'erosione dello status quo nei luoghi sacri e la designazione di ONG rispettate quali organizzazioni terroristiche. Sono tutti eventi che accadono oggi, senza alcun miglioramento. Come ho detto a New York durante la settimana dell'UNGA, sono situazioni difficili da comprendere, per noi e per altri amici stretti di Israele. Di queste questioni dobbiamo discutere apertamente, ed è quello che cerchiamo di fare in questa occasione.
Quando ragioniamo delle crisi di oggi, dobbiamo pensare anche alle questioni fondamentali di domani. Da Israele vogliamo sentire quale pace necessita e auspica, come possiamo contribuire alla sua sicurezza e cosa è disposto a fare per rispondere alle legittime richieste dei palestinesi di avere il proprio Stato. Ovviamente dobbiamo anche chiedere alle autorità palestinesi come intendano raggiungere la pace e garantire a Israele la sua sicurezza. A tal fine prenderemo contatti con loro in vista di uno scambio al più alto livello possibile. La parte palestinese deve fare anch'essa il proprio dovere, in materia di riforme, governance e fornitura di servizi di base alla popolazione. Noi daremo il nostro sostegno, ma nei confronti dei palestinesi abbiamo anche aspettative e domande.
In quanto UE, dobbiamo mettere a punto una prospettiva pratica su come contribuire alla costruzione di una pace futura. Per questo motivo due settimane fa a New York, in occasione della settimana ad alto livello delle Nazioni Unite, ho organizzato un incontro con i leader arabi, su iniziativa dell'Arabia Saudita e della Lega araba, per rilanciare e sviluppare l'iniziativa di pace araba del 2002. Ispirandosi ai recenti accordi di normalizzazione con quattro Stati arabi, è possibile realizzare progressi verso una pace regionale globale che metta fine al conflitto israelo-palestinese e che comporti allo stesso tempo una cooperazione di spessore in materia di sicurezza, commercio e altre forme di cooperazione per la regione? La strada da percorrere è sicuramente lunga e difficile, ma dobbiamo esaminare tutto ciò che può portare pace e prosperità, non solo in Israele e in Palestina ma nell'intera regione.
A tal fine ho chiesto al rappresentante speciale dell'UE Koopmans di valutare, con tutte le parti e i partner internazionali, le opportunità di cooperazione in materia di sicurezza, commercio, risorse idriche, energia, innovazione e in altri settori che la pace apporterebbe, nonché di lavorare in seno all'UE per individuare i nostri potenziali contributi a tali sforzi.
A New York ho avvertito un crescente interesse a perseguire queste riflessioni. Vorremmo dialogare con tutte le parti per avere una nuova visione della pace regionale e dare il nostro contributo a questo futuro pacifico. La riunione del consiglio di associazione con Israele è stata un primo passo su questo cammino.
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