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Per una giustizia penale internazionale più forte ed efficace

16.07.2021

In occasione della Giornata della giustizia penale internazionale, l'Unione europea ribadisce l'impegno a tutelare l'indipendenza giudiziaria della Corte penale internazionale e l'integrità dello Statuto di Roma, opponendosi fermamente a qualsiasi tentativo di screditare la Corte e ostacolarne i lavori.

Le atrocità non si sono fermate durante la pandemia. Tuttavia, la diffusione del virus ha posto ulteriori sfide al normale funzionamento della Corte penale internazionale (CPI), uno dei pilastri di un ordine globale in cui l'impunità non deve più essere un'opzione. Ogni anno il 17 luglio, nell'anniversario della storica adozione dello Statuto istitutivo della CPI nel 1998, ci fermiamo a riflettere sull'importanza di combattere l'impunità e rendere giustizia alle vittime dei crimini più gravi, come il genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità.

"In quanto primo e unico tribunale penale internazionale permanente, la Corte penale internazionale svolge un ruolo cruciale in un ordine globale condiviso e fondato su regole e nella promozione della lotta contro l'impunità per i crimini internazionali. Nonostante questo ruolo cruciale, i suoi lavori e la sua indipendenza continuano a essere spesso rimessi in discussione", si legge nella dichiarazione rilasciata dall'AR/VP Josep Borrell a nome dell'UE per celebrare questa ricorrenza.

L'alto rappresentante dell'UE ha affermato la volontà dell'UE di collaborare con la Corte e con tutti i suoi 123 Stati membri agli sforzi in corso per rendere la CPI più forte ed efficace. La CPI e lo Statuto di Roma sono attualmente oggetto del processo di revisione di più vasta portata da quando la Corte ha iniziato a operare nel 2002. Borrell ha inoltre colto l'occasione per ringraziare Fatou Bensouda per il suo "lavoro determinato e assiduo" in qualità di procuratrice e, in precedenza, di sostituta procuratrice della CPI nel corso degli ultimi 17 anni, e ha dato il benvenuto a Karim Khan quale nuovo procuratore capo della CPI.

La Corte penale internazionale in cifre

Oggi la CPI ha:

• un organico di più di 900 persone provenienti da circa 100 Stati;
• sei lingue ufficiali: inglese, francese, arabo, cinese, russo e spagnolo;
• un ufficio di collegamento presso le Nazioni Unite a New York e sette uffici nazionali a Kinshasa e Bunia (Repubblica democratica del Congo, RDC), Kampala (Uganda), Bangui (Repubblica centrafricana, RCA), Abidjan (Costa d'Avorio), Tbilisi (Georgia) e Bamako (Mali);
• due lingue di lavoro: inglese e francese;
• la sua sede centrale all'Aia, nei Paesi Bassi;
• un bilancio 2020 pari a 149 205 600 EUR.

Dall'entrata in vigore dello Statuto di Roma nel 2002 ad oggi sono stati portati dinanzi alla Corte penale internazionale 30 casi, alcuni dei quali riguardanti più di un sospettato. Ad oggi i giudici della CPI hanno emesso 35 mandati di arresto (17 persone sono comparse dinanzi alla Corte, mentre 13 restano latitanti), 10 condanne e quattro assoluzioni.

Attualmente sono 14 le situazioni all'esame della CPI, segnatamente nei seguenti paesi: Repubblica democratica del Congo, Uganda, Darfur (Sudan), Repubblica centrafricana, Kenya, Libia, Costa d'Avorio, Mali, Georgia, Burundi, Bangladesh/Myanmar, Afghanistan. Oltre a ciò, l'Ufficio del procuratore della CPI sta svolgendo esami preliminari in merito a diverse situazioni in Colombia, Guinea, Nigeria, Filippine, Ucraina, Bolivia e Venezuela.


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