La guerra in Ucraina e le sue ripercussioni sull'UE
"Per far fronte all'impatto a più ampio raggio della guerra in Ucraina dobbiamo potenziare la resilienza economica europea, porre fine alla nostra dipendenza energetica dalla Russia e rafforzare ulteriormente la difesa europea."
La guerra mossa da Vladimir Putin contro l'Ucraina sta già avendo notevoli conseguenze economiche in Russia, dove il rublo ha perso metà del suo valore e l'inflazione è in forte aumento. La borsa valori di Mosca è chiusa; molte società internazionali, come Ikea, McDonald's, Visa e MasterCard hanno lasciato il paese. Per quest'anno si prevede una contrazione dell'economia russa di almeno il 15 %. Così indebolita e isolata, in futuro la Russia rischia di diventare fortemente dipendente dalla Cina.
Grafico - Schema da RUB a EUR
Il prezzo della libertà e della democrazia
Le conseguenze, tuttavia, si fanno sentire anche in Europa; ne è un esempio l'aumento dei prezzi dell'energia e in altri settori, una tendenza probabilmente destinata a protrarsi. Dal canto nostro, anche all'interno dell'UE dobbiamo accettare di pagare un prezzo per fermare questa guerra scandalosa e non provocata, perché da questo dipende il futuro della nostra sicurezza e delle nostre democrazie. Questo prezzo è il prezzo della libertà.
Grafico - Inflazione annuale dell'area dell'euro e sue componenti principali, febbraio 2012 – febbraio 2022 (stima)
Per usare le parole degli economisti, la guerra in Ucraina è il terzo shock asimmetrico che l'Unione ha vissuto negli ultimi vent'anni, dopo la crisi economico-finanziaria del 2008 e la successiva crisi della zona euro e dopo la pandemia di COVID-19. Uno shock asimmetrico è un cambiamento improvviso delle condizioni economiche che colpisce alcuni paesi dell'UE più di altri. Effettivamente, la guerra in Ucraina sta avendo ripercussioni nettamente maggiori sui paesi confinanti a causa dell'afflusso di rifugiati e della forte dipendenza di tali paesi dal gas russo.
Per evitare che gli shock asimmetrici indeboliscano l'UE dobbiamo rafforzare la nostra capacità di dimostrare solidarietà nei confronti dei paesi più colpiti. È quello che abbiamo fatto dopo la crisi del 2008-2009, anche se abbiamo agito con lentezza. È quello che abbiamo fatto affrontando le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19, sia con l'acquisto congiunto dei vaccini che con il programma NextGenerationEU. Ed è anche quello che dobbiamo fare ora.
Per evitare che gli shock asimmetrici indeboliscano l'UE dobbiamo rafforzare la nostra capacità di dimostrare solidarietà nei confronti dei paesi più colpiti. È quello che abbiamo fatto dopo la crisi del 2008-2009, anche se abbiamo agito con lentezza. È quello che abbiamo fatto affrontando le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19, sia con l'acquisto congiunto dei vaccini che con il programma NextGenerationEU. Ed è anche quello che dobbiamo fare ora.
Figura 1: Produzione interna e importazioni annuali di gas naturale nell'UE-27 (TWh)
Le conseguenze della guerra in Ucraina sono state al centro della riunione informale dei leader dell'UE a Versailles. I capi di Stato e di governo hanno convenuto di eliminare gradualmente ma quanto prima la nostra dipendenza dalle importazioni russe di gas, petrolio e carbone. Non è ammissibile continuare ad alimentare la macchina da guerra di Vladimir Putin importando energia. Entro la fine di marzo la Commissione presenterà un programma per assicurare il nostro approvvigionamento nella prossima stagione invernale ed entro la fine di maggio specificherà i dettagli del piano REPowerEU per porre fine alla dipendenza dall'importazione di combustibili fossili dalla Russia.
Parallelamente, i capi di Stato e di governo affronteranno le ripercussioni dell'aumento dei prezzi dell'energia sui cittadini e sulle imprese dell'UE nella prossima riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo. In particolare, sarà probabilmente necessario ripensare il nostro sistema di prezzi all'ingrosso per l'energia elettrica, attualmente trainato dai prezzi del gas per tutte le fonti energetiche, anche se la produzione di energia elettrica alimentata a gas rappresenta una minima parte del totale.
"Ci sono tre modi per ridurre la nostra dipendenza dalla Russia: la diversificazione degli approvvigionamenti, l'efficienza energetica e l'accelerazione sulle energie rinnovabili."
Tale programma ha molte ricadute importanti per l'UE a livello interno ma anche per la politica estera. Ci sono tre modi per ridurre la nostra dipendenza dalla Russia: la diversificazione degli approvvigionamenti, l'efficienza energetica e l'accelerazione sulle energie rinnovabili. Sul fronte della diversificazione, dobbiamo aumentare i nostri acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) da fornitori come gli Stati Uniti, il Qatar, la Norvegia e i produttori africani, tra gli altri.
A tal fine abbiamo bisogno, nello specifico, di infrastrutture adatte alla ricezione e al trattamento del GNL. Attualmente tali infrastrutture sono distribuite in maniera molto disomogenea in Europa; ad esempio ve ne sono molte in Spagna, ma quasi nessuna in Germania o nei paesi dell'Europa centrale e orientale. Al momento, tuttavia, non disponiamo di un numero sufficiente di condotte di collegamento tra la Spagna e il resto del continente. Dovremo creare nuove infrastrutture e organizzarci per mettere in comune le forniture di GNL.
Figura 16 - Importazioni di GNL negli Stati membri dell'UE da diverse fonti nel terzo trimestre di 2021 in miliardi di metri cubi
Dobbiamo inoltre ridurre il consumo energetico nell'UE e di conseguenza il nostro fabbisogno di gas, ma anche di petrolio e carbone; anche in questo caso la Russia è il nostro principale fornitore. Diversamente i nostri sforzi per ridurre la nostra dipendenza dalla Russia rischiano di portare a un forte aumento della bolletta energetica complessiva dell'UE. Dobbiamo anche evitare di passare semplicemente da un'eccessiva dipendenza esterna a un'altra.
Al tempo stesso, dobbiamo accelerare la diffusione delle energie rinnovabili: nel 2020 quasi tutti i paesi dell'UE avevano superato gli obiettivi fissati nel 2008 per quanto riguarda la quota di energie rinnovabili, ma è ancora necessario rafforzare questa tendenza. È questo l'obiettivo del pacchetto "Pronti per il 55 %" proposto dalla Commissione lo scorso anno per mettere in pratica gli impegni di riduzione delle emissioni che ci siamo assunti a Glasgow. Dobbiamo accelerarne l'attuazione.
La necessità di aumentare la spesa per la difesa
Infine, questa guerra ci costringerà anche ad aumentare la spesa per la difesa. Dobbiamo spendere di più ma soprattutto spendere meglio, vale a dire insieme. Alcuni Stati membri, come la Germania, hanno già adottato nuove importanti misure in questo settore, con 100 miliardi di EUR di spesa supplementare per la difesa nel 2022 e un aumento del bilancio per la difesa al di sopra del 2 % del PIL a partire dal 2024. È necessario fare lo stesso ovunque i livelli di spesa per la difesa siano ancora troppo bassi. Anche in questo caso si tratta di decisioni sempre molto sofferte in un contesto di debito pubblico elevato e di scarsa disponibilità di risorse pubbliche, ma è chiaro che Vladimir Putin non ci stia lasciando altra scelta.
"Dal momento che la guerra è tornata a mostrare il suo volto sul territorio europeo, tutti noi in Europa dobbiamo contribuire più attivamente ad assumerci le nostre responsabilità, per la nostra stessa sicurezza. La bussola strategica fornirà un quadro per l'utilizzo di questi mezzi supplementari, garantendo una piena complementarità con la NATO."
Dal momento che la guerra è tornata a mostrare il suo volto sul territorio europeo, tutti noi in Europa dobbiamo contribuire più attivamente ad assumerci le nostre responsabilità, per la nostra stessa sicurezza. La bussola strategica che ho preparato e che stiamo adeguando alla nuova situazione dovrebbe essere adottata dal Consiglio "Affari esteri" del 21 marzo e fornirà un quadro per utilizzare questi mezzi supplementari in modo efficiente e coordinato all'interno dell'UE, garantendo piena complementarità con la NATO. Analizzeremo inoltre la struttura della spesa militare e le carenze di investimenti con l'Agenzia europea per la difesa e proporremo ulteriori iniziative per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea.
Accogliere i rifugiati
Inoltre, questa guerra sta già causando un afflusso massiccio di rifugiati nell'Unione europea. Nel momento in cui scrivo, oltre 2 milioni di persone hanno già varcato le nostre frontiere; se Putin continuerà con la sua aggressione, ci aspettiamo che questa cifra aumenti ulteriormente nei prossimi giorni e settimane. Gli stati dell'UE che confinano con l'Ucraina hanno dato prova di notevole solidarietà e capacità di mobilitazione per accogliere i rifugiati. Anche in questo caso stiamo già aiutando i paesi dell'UE coinvolti più direttamente a far fronte a questo afflusso; dovremo fare anche di più nel prossimo futuro. Tuttavia, la questione dei rifugiati solleva anche la problematica più ampia del rinnovo della nostra politica comune in materia di asilo e migrazione per renderla più solidale, un processo iniziato nel 2020 ma non ancora concluso.
La guerra in Ucraina rende inoltre ancora più urgente la necessità di impedire che il conflitto si propaghi in altre zone del mondo e di risolvere altre crisi. Stiamo lavorando da tempo per contribuire a trovare una soluzione politica alla crisi umanitaria e politica in Venezuela. Dobbiamo ridurre le tensioni nella regione del Golfo, questione strettamente legata alla ripresa del PACG, l'accordo sul nucleare iraniano, un fascicolo su cui lavoriamo alacremente da molti mesi, e monitorare attentamente la situazione nei Balcani occidentali o nel Caucaso.
L'impatto negativo sui paesi emergenti e in via di sviluppo
Questa guerra avrà ripercussioni rilevanti anche sui paesi emergenti e in via di sviluppo importatori di energia, che risentiranno ben più degli Europei dell'aumento del prezzo dei combustibili fossili. E non si tratta solo di energia; anche l'impatto sul mercato dei cereali (il frumento ma anche il granturco, il girasole e i concimi), per i quali la Russia e l'Ucraina erano i principali esportatori, sarà significativo. È probabile che i prezzi dei prodotti agricoli di base, già elevati, aumentino ulteriormente; una situazione che può facilmente creare potenziali sofferenze e instabilità politica.
"L'anno scorso abbiamo constatato che le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19 hanno colpito più duramente i paesi in via di sviluppo rispetto a quelli sviluppati. La guerra in Ucraina può aggravare ulteriormente la situazione, con il rischio di gravi disordini legati all'aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia."
L'anno scorso abbiamo constatato che le ripercussioni economiche della pandemia di COVID-19 hanno colpito più duramente i paesi in via di sviluppo rispetto a quelli sviluppati. Nel mondo i livelli di fame e povertà sono nuovamente aumentati in maniera significativa. In tal senso, la guerra in Ucraina può aggravare ulteriormente la situazione, con il rischio di gravi disordini legati all'aumento esponenziale dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia, situazioni di cui siamo già stati testimoni in passato in circostanze simili. Nonostante le difficoltà che stiamo incontrando, quindi, dobbiamo aumentare il nostro sostegno ai paesi più poveri che sono maggiormente colpiti dagli effetti indiretti di questa guerra, in particolare in Africa e nel Medio Oriente.
Invadendo l'Ucraina, Vladimir Putin ci ha costretto a rivedere urgentemente molti elementi della nostra organizzazione interna e della nostra visione del mondo; dobbiamo raccogliere questa sfida per difendere la sicurezza e i valori democratici che ci contraddistinguono.
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